La fobia specifica è una paura, intensa, persistente e duratura, provata per una specifico stimolo trigger (oggetto, animale, luogo, situazione…) , una reazione sproporzionata per qualcosa che non rappresenta una reale minaccia. Il soggetto provando ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo fobico mettere in atto comportamenti di evitamento delle situazioni nelle quali è probabile incontrare lo stimolo.
Nel caso dell’odontofobia questo è rappresentato dalle cure dentistiche che il soggetto tende a rimandare nel tempo aggrappandosi a terapie farmacologiche (antibiotici, antidolorifici) che ritardano la soluzione del problema ; l’esordio di tale fobia è più frequente nell’infanzia. L’ odontofobia è stata riconosciuta dall’Organizazione Mondiale della Sanità come un vero e proprio disturbo, è stata inserita nell’International Classification of Disease (ICD-10) tra le fobie specifiche (OMS, 1996) e riguarderebbe il 15-20% della popolazione.
L’equipe odontoiatrica dovrebbe dimostrarsi sensibile e adattare a essi la strategia di trattamento. Importante la prevenzione del dolore e del disagio oltre che il tentativo di stabilire una buona relazione tra il bambino e l’equipe odontoiatrica dall’altra. Conoscere le caratteristiche del bambino con paura del dentista facilita la relazione e il lavoro con lo stesso. Va considerato il comportamento manifesto ma anche la presenza di eventuali problemi fisici, mentali, psicologici e sociali che possono limitare la terapia odontoiatrica. Wright , partendo dal presupposto che la cooperazione sia uno dei fattori principali nella riuscita di un trattamento, distingue tra bambini collaboranti, bambini privi di capacità di collaborazione e quelli potenzialmente collaboranti. Tra i pazienti che non collaborano si trovano i soggetti portatori di specifiche patologie fisiche (patologie cardiocircolatorie, patologie renali, disturbi endocrini, patologie intestinali croniche, allergie, patologie del sistema immunitario, patologie del sangue, patologie della pelle e patologie del sistema neuromuscolare) e/o psicologiche ( disturbi d’ansia e fobie), portatori di handicap (trisomia 21, autismo e ritardo mentale ) e soggetti con odontofobia. Oggi un pedodonzista e i suoi collaboratori devono usare una strategia integrata facendo riferimento a più discipline, per avere una visione più ampia possibile delle problematiche che affrontano. Riveste una certa importanza il riuscire a discriminare in odontoiatria la presenza di psicopatologie nel paziente al fine di decidere se intervenire appoggiandosi a qualcuno maggiormente competente come uno psicologo. Gli obiettivi di un lavoro psicologico in ambito odontoiatrico solitamente si concentrano sui temi del rilassamento, della distrazione, di un miglior rapporto con l’equipe.
Per quanto riguarda il tempo , nel caso di un bambino che è alla prima visita, che ha paura del dentista o comunque presenta difficoltà, sarebbe sempre meglio disporre gli appuntamenti in modo tale da garantire al paziente il tempo necessario per comprendere, per adattarsi alla nuova situazione ed evitare l’instaurarsi di ulteriori paure e fobie. L’approccio degli odontoiatri deve essere lento e graduale, indirizzato verso il gioco e la conquista della fiducia del bambino. L’atteggiamento amichevole e positivo, comprensivo e paziente, dovrebbe avere l’effetto di calmare e rassicurare il bambino. Durante la seduta è consigliabile fornire al bambino degli strumenti di controllo sulla situazione come per esempio alzare la mano per chiedere una pausa, strategia che aumenta la collaborazione e permette di ridurre l’ansia. Il condizionamento operante ha effetto in pedodonzia nel modificare i comportamenti, sia per aspetti positivi che per aspetti negativi. Lo stabilirsi di una buona relazione si basa sulle competenze comunicative ( a livello verbale e non verbale) dell’équipe che deve considerare l’età e la maturità del bambino. Bisognerebbe evitare di separare i bambini piccoli dai propri genitori durante la fase iniziale del trattamento, poiché l’ansia per la separazione potrebbe aumentare il loro livello di stress generale e ridurne la capacità di comunicazione. Le diagnosi devono essere fatte con chiarezza e spiegate con termini accessibili, anche in base all’età del paziente. È importante che il bambino abbia alcuni appuntamenti con l’odontoiatra senza provare dolore prima di sperimentare i trattamenti che potrebbero provocare disagio o dolore. Il professionista dovrebbe sempre informare il bambino su ciò che sta per accadergli. Riducendo gli elementi di sorpresa e aumentando la prevedibilità ed il controllo si puo’ ridurre la paura del dentista. . I pazienti sono progressivamente esposti a tecniche e strumenti in grado di provocare ansia potenziale. In tal modo si crea la sensazione di essere capaci ad affrontare questi stimoli. Altra tecnica utilizzata è quella della desensibilizzazione. Sono previsti i passaggi relativi al trattamento a cui si ritiene sottoporre il bambino. Cio’ permette al bambino di avere una conoscenza sostanziale di ciò che sta accadendo, di avvertire una minima stimolazione dolorosa e di acquisire in qualche misura una sensazione di controllo della situazione. Considerati i numerosi casi di pazienti che presentano odontofobia, gli odontoiatri che trattano pazienti in età infantile dovrebbero possedere una adeguata formazione per poterli trattare.
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